Stare nel gregge rassicura, ma purtroppo in finanza pare non sia una buona cosa; accade quando ci sono le mode , le bolle, quando si scappa da qualcosa che non si capisce per andare su qualcosa apparentemente semplice, quando dalla paura si passa all’avidità in un attimo. Accadono cose strane.

Ecco che qualcuno passa dal conto corrente al BTP che scade tra 20 o 30 anni , provando a fare speculazione di breve termine sperando in un calo dei tassi maggiore delle attese ( che ci può anche stare, ma è palesemente rischioso), e qualcun altro che ha esigenze di medio e lungo termine che invece, stanco di aspettare, vende il fondo obbligazionario governativo che perde il 15% dopo 2 anni, per comprare un BTP ad un anno, almeno qualcosa recupera.

In pratica il contrario di ciò che sarebbe logico fare adesso, o almeno razionale.

Il BTP, è uno strumento obbligazionario come tanti, ma dovrebbe far parte, nella giusta quantità, di un portafoglio costruito sulle esigenze specifiche di ognuno di noi, partendo anche dal fatto che, ma non voglio riaprire questo tema adesso, esiste un rischio specifico non banale, relativo allo Stato Italiano, che prima o poi potrà apparire nella sua dura realtà.

Osservo solo che se i titoli di stato greci rendono più di un BTP sulla stessa durata un motivo ci sarà, se lo Stato improvvisamente fa tanta pubblicità per vendere i suoi titoli un motivo ci sarà, se i titoli di stato fino a 50 mila euro non saranno conteggiati nel calcolo ISEE (in tempi dove allo stato urgono risparmi) un motivo ci sarà, se i grandi fondi internazionali non mostrano grande interesse per i nostri titoli (l’unica asta degli ultimi 2 anni riservata agli istituzionali non è andata bene) un motivo ci sarà…ma forse sono tutte coincidenze.

Dopo anni dove il rendimento obbligazionario era zero tutti di nuovo a cercare il rendimento senza rischio, ma purtroppo non è così: le azioni , l’immobiliare, l’oro, le obbligazioni, sono tutti modi leciti di impiegare il denaro , qualche volta va bene e pensiamo di essere bravi noi e qualche altra volta invece va male ed è colpa di qualcun’altro, del mercato o del consulente di turno.

Forse esiste un modo più consapevole di approcciare il denaro, per farlo bene non bisogna essere “indovini” o supertecnici, semplicemente conoscere le regole basilari come l’orizzonte temporale e la #diversificazione , ma sopratutto saperle applicare senza condizionamenti emotivi . Che non è una cosa da poco.

L’aiuto di un professionista, dicasi consulente finanziario, che non ha la sfera di cristallo ma almeno ci prova a ragionare ed a mettere a disposizione le sue competenze, a mio avviso non da nessuna garanzia di risultato, ma è la scelta migliore per governare l’incertezza di questo periodo.

Buona pianificazione

Paolo Zanoboni