Di questi tempi le cose cambiano in fretta, molti investitori ancora non hanno ben compreso come sia possibile, ma sopratutto sensato, avere delle obbligazioni con tasso nominale negativo, che ci ritroviamo di nuovo (apparentemente) nel “vecchio mondo”, dove i titoli di stato decennali rendono il 2,5 % e persino la Germania non ha più rendimenti negativi sul suo mitico titolo di stato a 10 anni, il “BUND” .

Ma il ritorno ai tassi nominali positivi non è una buona notizia , anzi è un vero disastro, per chi compra titoli in emissione e per chi già li possiede, vediamo perchè:

Nel primo caso è perchè se vengono emessi titoli con tassi del 2,5 % è perchè l’inflazione ufficiale, quella core (cioè depurata da alimentari ed energia) è molto più alta, almeno di 3 punti percentuali. Il che significa che in termini reali era meglio quando i titoli rendevano zero e l’inflazione era dell 1 %, in quel caso si perdeva soltanto l’1% reale. Oggi invece, ipotizzando una inflazione media al 5% per 10 anni, che non è cosa così remota, con un titolo che rende il 2,5 % si perde in termini reali circa il 25 % del capitale in 10 anni.

Se invece si possiedono titoli con tasso fisso e scadenze ancora lontane abbiamo un nemico che si chiama DURATION. I possessori di titoli a tasso fisso dovrebbero andare a studiarlo bene , perchè nel caso in cui l’inflazione rimanga alta oppure a causa di uno shock energetico dovesse ancora salire, il prezzo sul mercato di questi titoli potrebbe continuare a scendere pesantemente, aumentando contemporaneamente il rendimento futuro degli stessi titoli.

Teoricamente esistono delle soluzioni “ad hoc” come i titoli inflation linked , ma siccome il prezzo dei titoli sul mercato si forma sulle aspettative e non sui dati attuali, questi titoli hanno già incorporato molta inflazione futura . Insomma di questi tempi mai una gioia nel reddito fisso…con qualche sempre più rara eccezione da tenere in portafoglio, ma con la competenza necessaria di chi sa cosa sta comprando , anche in termini valutari.

Perciò, anche se potrà sembrare controintuitivo, seguendo le tradizionali logiche di definizione di investimenti rischiosi e meno rischosi, la più adatta asset class che in questa fase ci può proteggere dal rischio inflazione, è il mercato azionario . Con la sua volatilità , la sua vulnerabilità , le sue immancabili discese, ma anche con la consapevolezza che le azioni sono beni reali e nel tempo si sono sempre rivalutate più di ogni altra asset class.

Riassumendo, un portafoglio anti inflazione deve essere molto diversificato, sia tra mercati azionari diversi, che in altre tipologie di investimenti che direttamente o indirettamente sono correlate positivamente all‘aumento dei prezzi delle materie prime e dell’inflazione.

Per saperne di più potete richiedere una consulenza gratuita tramite il form o mandare un messaggio al numero whatsapp 3396684379.

Buona Pasqua a tutti

Paolo Zanoboni